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Laura Boldrini, la paladina dell'integrazione

ci crediamo cara Laura... ci crediamo !!

“I ragazzi del servizio civile? La meglio gioventù”.
Soprattutto se seguono le orme di Laura Boldrini. Con l'aria dimessa e nel volto la promessa di un mondo migliore, la presidente della Camera ha fatto il suo ingresso al Real Collegio, a chiusura del secondo giorno del Festival del Volontariato. In tantissimi ad accoglierla e a seguirla nella lunga passerella fotografica, tra forze dell'ordine, parlamentari, autorità e molti giovani.

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Un teatrino ridicolo, lungo gli stand colorati delle associazioni di volontariato, tra chi ne ha preso parte sentitamente, chi per curiosità e chi, invece, per dovere di cronaca. In prima fila, ad abbeverarsi all'oracolo di Delfi, la professoressa, nonché vicesindaco, Ilaria Vietina, e il prefetto Giovanna Cagliostro. Così, durante l'immacolata intervista, condotta anche in questa circostanza, guarda caso, da un giornalista del Corriere della Sera, Giangiacomo Schiavi, non è rimasto altro che ascoltare i messaggi che la presidente ha voluto trasmettere al pubblico numeroso, sulla possibilità e la necessità di “cambiare il paese in modo costruttivo, senza distruggere”.

La chiave per farlo? Che domande, attraverso il volontariato, in tutte le sue sfaccettature, anche quello impegnato nel carcere e, ovviamente, l'integrazione. D'altronde è questo il background di cui si nutre la carriera politica della presidente e di cui va fiera: “Ho lavorato da sempre a fianco del volontariato, per questo oggi mi sento a casa ovunque, nonostante io sia presidente della Camera. Di questa esperienza porto con me il profondo significato di mediazione, quella predisposizione all'apertura e all'ascolto. Per questo ritengo che il problema dei fondi nel servizio civile sia una cosa miope. Dobbiamo rendere più forte e vitale il volontariato, sia in Italia che all'estero".

Come da copione e come, del resto, la conosciamo, Laura Boldrini ha dato sfoggio di quell'umiltà su cui, ad arte, ha costruito il suo ruolo istituzionale: “Non sono una presidente classica, non sono mai stata iscritta a un partito politico e non ne ho la formazione. Svolgo questo ruolo a modo mio, anche stando in piazza. Io mi sento a mio agio per la strada, in mezzo alla gente, perché vengo dalla vita civile”.

E anche lei si è appellata, e non di certo pensando a se stessa, ai principi di uguaglianza su cui dovrebbe, a suo dire, ergersi la civiltà. Nessuna parola su come costruire questa uguaglianza in una società in cui lo spirito competitivo la fa da padrona. “Una democrazia - ha detto la Boldrini - è quella che riesce a dare a tutti le stesse opportunità. Avere una classe media benestante significa avere una buona democrazia”. Un'introduzione che ha avuto, probabilmente, il suo esito nella volontà di esprimersi sulla necessità di mantenere il Senato, attualmente a rischio. Lo ha detto del resto, a gran voce: “Una volta riusciti a ottimizzare, non dobbiamo considerare il denaro speso per la democrazia uno spreco”.

IL FUTURO !

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E poi la chicca sul tema dell'immigrazione costellato da termini politicamente corretti: “Il dato positivo e che rincuora è che il parlamento ha deciso di abolire il reato di clandestinità. I migranti sono un elemento umano di globalizzazione. Loro sono l'avanguardia di uno stile di vita che presto sarà quello di ognuno di noi”.

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