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Abbiamo usato il debito per fini politici

“Abbiamo sbagliato tutto”. 
Giuliano Amato riconosce le sue colpe. La crisi, il crollo del Pil e l’impennata del debito pubblico hanno radici lontane nel tempo. Alan Friedman prova a ricostruirle nel suo libro Ammazziamo il Gattopardo e dopo le interviste a Mario Monti e a Romano Prodi che tanto hanno fatto discutere, adesso arriva quella al dottor Sottile.
Il 
Corriere.it pubblica un colloquio tra Friedman e l’ex premier in cui viene affrontato il problema del debito pubblico galoppante del Belpaese e dell’impennata del rapporto tra il deficit e il Pil. Giuliano Amato, oggi membro della Corte Costituzionale, parla della politica economica portata avanti dai governi democristiani e socialisti tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta. Quella di Amato è un’ammissione di colpa senza giri di parole.

“Ho usato il debito per fini politici” - Friedman come detto incontra Amato, ex-consigliere economico di Bettino Craxi, premier nel 1992 (anno in cui mise le mani nei nostri conti correnti con un prelievo forzoso che ancora brucia agli italiani), spiega come i socialisti e i democristiani “hanno usato la spesa pubblica contro il Pci, facendo salire il debito nel tentativo di attirare voti”. Amato spiega anche perché nessun governo è riuscito a fare le riforme strutturali di vasta portata, e cita Massimo D’Alema che sostiene che “gli italiani non hanno capito che entrare nell’Euro non è arrivare a un traguardo ma salire su un ring”.

“Tutta colpa di D’Alema” - Ma è proprio su D’Alema che Amato punta il dito. Secondo quanto racconta Friedman, nel 2000 Amato in un’intervista all’Herald Tribune affermava che le riforme in Italia sul fronte del lavoro non erano state fatte perché “c’era il rischio che la sinistra di Massimo mi fa fuori in due minuti”. Insomma anche quando tra il 2000 e il 2001 Amato è tornato a palazzo Chigi ammette di non aver fatto le riforme necessarie per fini elettorali. Il “dono” che Amato e i suoi governi ci lasciano sono un’impennata del rapporto deficit Pil a livelli record. Dall’inizio degli anni Ottanta all’inizio degli anni Novanta il rapporto debito-Pil è balzato dal 60 percento ad oltre il 100 percento. Qualche miglioramento c’è stato durante i governi Berlusconi e Prodi, ma oggi il rapporto è arrivato a un livello del 133 percento, e solo la Grecia ha un rapporto peggiore di noi. Una palla al piede per le nostre tasche per la quale dobbiamo dire solo “grazie Giuliano”.

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Amato, ecco tutte le sue poltrone

“Quando ero al governo io e gli altri partiti non abbiamo capito niente. Abbiamo sbagliato”. Giuliano Amato si confessa nel libro di Alan Friedman “Ammazziamo il Gattopardo” e racconta da dove arrivano gli errori fatai dei governi di fine anni ottanta e primi anni novanta (di cui lui stesso faceva parte) che hanno provocato l’impennata del rapporto debito-Pil. Nonostante l’ammissione di colpa, Amato continua a collezionare poltrone, manco fosse un “salvatore della patria”. L’ennesima gli si è infilata sotto le chiappe è quella di giudice della Corte costituzionale, gentilmente offertagli (‘prego si accomodi’) dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un incarico di prestigio assoluto, che “vale” infatti la bellezza di 403.840 euro (lordi) all’anno, pari a 33.583 euro mensili. Ai quali Amato affianca una pensione da 22mila euro e un vitalizio da 9mila euro al mese. Per un totale di 64mila euro al mese (lordi, per carità). Il nuovo incarico, poi, porta con sè anche 3 assistenti, 3 segretarie, telefonino, computer e auto blu. Quella per le poltrone è una passione che accompagna Amato sin da giovane. Dal 1983 al 1994 è stato deputato Psi, dal 1983 al 1987 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Bettino Craxi, dal 1987 al 1989 ministro del Tesoro con Goria e De Mita, dal 1992 al 1993 presidente del Consiglio (ricordate il prelievo straordinario dai conti correnti e la finanziaria da 93mila miliardi di lire?), dal 1992 al 1994 presidente dell’Aspen Institute, dal 1994 al 1997 presidente dell’Antitrust, dal 1998 al 2000 ministro per le Riforme istituzionali e poi del Tesoro con D’Alema, al quale succede come premier tra 2000 e 2001. Dal 2001 al 2006 è stato senatore con l’Ulivo, dal 2006 al 2008 ancora ministro nel governo Prodi, dal 2011 al 2013 guida il comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dal 2009 è presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani e dal 2012 presidente pure della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Tutto meritato, sia chiaro.

Ha saldato i conti. Di casa sua…

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