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Sconfiggere la leucemia senza chemioterapia

E’ un grande progresso per la medicina ed è targato Italia: dalla leucemia acuta promielocitica si guarisce anche senza chemioterapia.  

 

La ricerca presentata sul numero di luglio del New England Journal of Medicine ha coinvolto 40 centri ematologici in Italia e 27 centri tedeschi, coordinati dal nostro paese. 

 leucemia la malattia infalntile

Invece del cocktail chemioterapico, un gruppo di pazienti è stato trattato con una pillola specifica, acido retinoico e triossido di arsenico. I risultati dimostrano che a due anni dalla cura, sopravvive il 98% dei pazienti trattati con la nuova terapia a fronte del 91% dei pazienti sottoposti a chemioterapia.  

 

Un successo destinato a cambiare i protocolli d’intervento negli ospedali. Profonda la soddisfazione di Francesco Lo Coco, autore dello studio ed ematologo all’Università di Tor Vergata a Roma. «Non è l’unico esempio - spiega - in ematologia c’è un’altra leucemia, che si chiama mieloide cronica, che fino a qualche anno fa si doveva curare con un trapianto di midollo osseo e che oggi si cura con un farmaco intelligente: i pazienti prendono una pillola ogni giorno e fanno una vita del tutto normale».  

 

Se la chemio resta la scelta numero uno per moltissime forme di leucemia, questa è la via del futuro spiega Lo Coco: «la direzione è questa, quella dei farmaci che devono colpire in maniera specifica il bersaglio per evitare tutti quegli effetti collaterali, infezioni, nausea, vomito, perdita di capelli, che i pazienti conoscono bene».  

 

La differenza è la qualità della vita: «intanto la permanenza in ospedale che sempre nel primo periodo è necessaria, per controllare che non si sviluppino complicazioni, è molto inferiore rispetto al trattamento convenzionale chemioterapico; il paziente sta un mesetto ma poi il resto della cura che dura in tutto circa 28 settimane si può fare in day hospital con circa due ore di infusione endovenosa».  

 

Le cellule tumorali, spiega Lo Coco, anziché venire uccise dalla chemioterapia vengono in qualche modo riprogrammate e convertite in “cellule buone”.  

 

«La leucemia acuta promielocitica è una forma molto grave e potenzialmente letale in breve tempo. Se la malattia viene immediatamente diagnosticata e curata la prognosi si ribalta completamente» sottolinea l’ematologo.  

 

Cruciale è che la nuova cura non solo funziona in questo specifico tipo di leucemia, ma apre nuove prospettive per l’uso di farmaci mirati. Così l’ematologia italiana ha fatto da traino per lo sviluppo di terapie intelligenti nel mondo.  

 

La ricerca in Italia è stata promossa da Gimema, gruppo cooperativo di ricercatori sull’ematologia, e finanziata dall’Ail, associazione italiana contro la leucemia: gruppi privati dunque, mentre la parte tedesca della ricerca è stata finanziata dal ministero della Salute di Berlino. 

 

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