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Le riforme? Non ci credo già più

Leggevo, questo fine settimana, del cammino delle riforme in Parlamento, cammino che non mi sta piacendo per niente perchè se pur scomode, quelle riforme vanno fatte e devono essere incisive ed efficaci.

 

Dice il detto "scontentare tutti per non accontentare nessuno", è proprio il caso della situazione italiana, che necessita di riforme che infastidiscono tutte le categorie, ma che permetteranno di ottenere un paese più moderno, svincolato da caste e medievalismi.

 

Eppure, nell'iter parlamentare, le riforme sono già state annacquate, si è tolto l'obbligo di preventivo scritto ai professionisti, come anche il tariffario. Si sta cercando di ridurre l'IMU sugli edifici della Chiesa, perfino le liberalizzazioni sulle licenze per tassisti e farmacisti sono state edulcorate.

 

Avevo sperato nella creazione di un ente di livello statale, che potesse dare una gestione organica e centralizzata delle licenze dei tassisti, un ente al di sopra della ricattabilità politica. E invece si parla di nuovo di lasciare la concessione delle licenze a sindaci e regioni, così tutto rimarrà come prima e "se mi voti ti do la licenza" o "se elargisci troppe licenze noi non ti votiamo più", quindi ancora una volta potere ad un pincopallino e ad una casta.

 

Le lobby (termine tanto in uso in America) premono sul centrodestra, i sindacati sul centrosinistra. Francamente sono stufo della pochezza dei nostri politici, pronti a scendere a compromessi con chiunque abbia un voto. Soltanto qualche settimana fa eravano sull'orlo del collasso e allora si parlava di riforme forti, strutturali, oggi tutto è più vago, come se l'Italia avesse già dimenticato di essere stata sul baratro del fallimento.

 

Vorrei fare un appello ai cittadini di questo piccolo stato: per favore, non dimenticate! Non dimenticate le storture, le disparità, le promesse non mantenute e le azioni di facciata. Non lasciate che indifferenza e rassegnazione siano il nutrimento di una casta che ci governa senza interessarsi di noi.

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